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venerdì 9 febbraio 2018

IL FALSO MITO DELL'ELLADE NELLA SICILIA DEL BARONE VON RIEDESEL

Reperti archeologici della colonia greca di Selinunte
conservati a Palazzo Branciforte, a Palermo.
La fotografia è di ReportageSicilia
Ha giustamente ricordato Giovanni Salmeri ( "Urbanistica e architettura nella Sicilia greca", Regione Siciliana, Assessorato ai Beni Culturali, 2005 ), che il grande studioso tedesco Johann Joachim Winckelmann non ha mai messo piede in Sicilia per visionare i templi e le altre testimonianze delle colonie greche.
Al suo posto - insieme a decine di altri viaggiatori impegnati nel "Grand Tour" dell'Isola - arrivò nel 1767 il suo allievo, il barone Johann Hermann von Riedesel.
Lo studioso di cose d'arte visionò Segesta, Selinunte, Agrigento e Siracusa, rilevando misure e stili architettonici di ogni singolo tempio: notizie e considerazioni poi riassunte nel 1771 nell'opera "Viaggio attraverso la Sicilia e la Magna Grecia".
L'impressione che ne ebbe von Riedesel, secondo Salmeri, fu di una Sicilia permeata totalmente dal mito eterno di una terra ellenica:

"Adoperando, senza porsi problemi, una lente ellenizzante - ha scritto Giovanni Salmeri - il barone, nelle sue pagine, attribuisce alle donne di Erice dei profili alla greca della più esatta regolarità, nei malandati cavalli osservati ad Agrigento identifica i nobili destrieri della città cantati dalla poesia antica, e nei pastori e nei contadini siciliani ritrova i personaggi del poeta di Siracusa, Teocrito.
Dappertutto, sente cantare usignoli, e, presso Taormina,


'l'acqua del mare è così chiara che si possono contare i ciottoli sul fondo'

La totale adesione alla prospettiva ellenica fa sì, inoltre, che egli liquidi brutalmente i mosaici di Monreale, dicendo solo che

'di essi i Siciliani tanto si vantano',

e che escluda dal suo testo le poche classiche Sante e Madonne dell'isola..."





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