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lunedì 19 dicembre 2016

L'IRREPARABILE SFASCIO DEI "VASCEDDI" DI BONAGIA


Il triste abbandono di quattro storiche imbarcazioni sulla scogliera trapanese della tonnara di Bonagia


Quanto rimane dei "vasceddi" della tonnara trapanese di Bonagia.
Le fotografie del post sono di ReportageSicilia
 
Giacciono sulla scogliera, a pochi metri da quel mare dove per decenni hanno contribuito a dare vita al rito antichissimo della "mattanza".
Simili a carcasse in decomposizione, devastati da uno sfascio irreparabile che mette tristezza, l'abbandono dei quattro "vasceddi" della tonnara di Bonagia rappresenta la morte del ricordo stesso di un'attività di pesca che ha segnato la storia della provincia di Trapani.
La devastazione è aggravata dalle dimensioni di questi pachidermi della carpenteria navale di un tempo: ciascun "vasceddo" superava infatti i 15 metri di lunghezza. 









 Insieme alle "muciare", ai "parascarmi", alla "varca ri guardia", ai "varcazzi" ed alla "vinturera", i "vasceddi" di Bonagia hanno accompagnato il lavoro dei "tonnaroti" sino al 2003.
Da Anna Maria Di Trapani ( "Il tonno rosso, allevamento, commercio, industria conserviera", FrancoAngeli, 2008 ), apprendiamo che quella di Bonagia - già esistente nel 1272 - è stata la terza tonnara per importanza del trapanese, dopo quelle di Favignana e di Formica.
Nel 1906, vi furono catturati 6.124 tonni; fino al 1979, le reti venivano calate dinanzi agli edifici dell'impianto.
Poi la tonnara di Bonagia si consorziò con quella di San Cusumano; nel 1990 lo stabilimento munito in origine di 18 caldaie venne trasformato in struttura alberghiera.




Sembra che i "vasceddi" di Bonagia siano sempre stati lasciati all'aperto, pronti a prendere il largo sotto la guida di Mommo Salina, che qui trascorse 62 anni della sua vita da "rais"
Finché la tonnara fu attiva, gli scafi furono comprensibilmente oggetto di manutenzione e riparazioni.




Con la fine della tonnara, le quattro imbarcazioni sono state abbandonate sulla scogliera ad un destino di distruzione: una sorte incomprensibile e che suscita un sentimento di pena in quanti ricordano quel legame quasi sacro che legava la vita dei "tonnaroti" ai loro "vasceddi".






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