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lunedì 19 settembre 2016

UNA SPIA DI STOCCOLMA NEI MISTERI DI SALVATORE GIULIANO

Ritratto di Maria Cyliakus, la giornalista svedese che nel novembre del 1948 realizzò l'ambiguo scoop di un'intervista al latitante di Montelepre


La giornalista svedese Maria Cyliakus
fotografata nel 1949 durante il processo di Palermo
seguito al suo arresto.
La Cyliakus, con un passato da spia in Spagna e Svezia,
aveva incontrato Salvatore Giuliano a Montelepre
nel novembre dell'anno precedente.
L'immagine è tratta dal settimanale
"L'Europeo" del 20 marzo del 1949

Fra i tanti attori e comprimari che hanno dato vita al caso di Salvatore Giuliano figurarono non poche donne, tutte variamente convenute in Sicilia nel tentativo di incontrare il bandito di Montelepre.
I nomi di alcune di loro sono state ricordate da Giuseppe Casarrubea e Mario José Cereghino nel saggio "La scomparsa di Salvatore Giuliano" ( Bompiani, 2013 ): Frida Lerda Bourdichel del settimanale austriaco "Wiener Zeitung", la viennese Marcella D'Arle ( che per qualche settimana alloggiò a Carini, dichiarando di volere incontrare Giuliano per preparare la sceneggiatura di un film ) , Ida Martinazzi da Udine, Maria Di Paola, Pietra Genovese e la svedese Karin Lannby Karintelka.
Quest'ultima - più nota come Maria Cyliacus - è un personaggio entrato a pieno titolo nella storia dello spionaggio in Europa fra gli anni Trenta e Cinquanta del Novecento.
Nata il 13 aprile del 1916 a Linkoping, nel Sud della Svezia, la Cyliakus fu figlia di Gunnar e Lilly Lannby.
II padre era il dirigente della filiale svedese della Metro Goldwyn Mayer; circostanza che favorì le frequentazioni della giovane Karin con gli ambienti della cultura e della diplomazia straniera nel Paese scandinavo.
Nella complicata biografia di Karin Lannby figurerebbe un'adesione al partito comunista svedese e la partecipazione alla Guerra Civile di Spagna con il ruolo di interprete e segretaria di un ospedale a Valencia: un compito assegnatogli dal Comintern a Barcellona, allo scopo di infiltrarla come spia nell'esercito del Generale Franco.


Un'immagine che ritrarrebbe la Cyliakus
con Salvatore Giuliano.
La fotografia venne trovata nello zaino della donna
nel corso di un suo secondo viaggio a Montelepre
alla vana ricerca del bandito

Quindi, con l'inizio del secondo conflitto mondiale, il nome di Karin Lannby - in codice, "Annette" - si ritrova in una lista di agenti infiltrati dal governo svedese fra gli ufficiali della Marina Militare tedesca.
Stoccolma aveva mantenuto strenuamente la neutralità nel conflitto; tuttavia, la Svezia si trovò allora al centro di una regione Nord europea coinvolta pienamente nelle operazioni militari.
Il Paese divenne così terreno fertile per i servizi di spionaggio, tanto che Stoccolma venne all'epoca definita come la "Casablanca d'Europa".
Maria Cyliakus parlava molto bene il tedesco, l'inglese e lo spagnolo, discretamente il francese e l'italiano: doti linguistiche preziose per una spia in tempo di guerra.
Prima della fine del conflitto, la donna ebbe tempo di occuparsi anche della sua vita privata; sposò un commerciante greco, tale Cyliakus, dal quale si separerà dopo pochi mesi senza ottenere il divorzio: così, in alcuni documenti personali, Karin Lannby continuerà a conservare il cognome del marito.
Dopo la guerra, la svedese riuscì a romanzare ancor più la sua vita, grazie ad alcune apparizioni cinematografiche.
Tra i film cui partecipa, nel 1947, vi è "Donna senza volto", del regista Gustaf Molander; protagonista è Ingmar Bergman, con la quale Maria Cyliakus avrebbe avuto una relazione.
Per un certo periodo "Annette" rimane a Stoccolma, dove risulta assunta come impiegata presso la sede diplomatica del Perù.
Pochi mesi dopo, la biografia della donna ne trasferisce le vicende in Italia, a Roma; agli inizi del 1948, vi trova lavoro come traduttrice presso la legazione di Cuba.


Espulsa dall'Italia dopo il processo a Palermo,
la Cyliakus si trasferì a Parigi.
Quest'immagine della giornalista svedese
venne pubblicata nell'aprile del 1949
dalla rivista "Il Mattino Illustrato"
insieme alla riproduzione di una presunta lettera
inviatagli da Salvatore Giuliano

Prima di lasciare la Svezia, però, la Cyliakus si accorda con un quotidiano di Stoccolma per una saltuaria collaborazione: un'attività giornalistica che coinvolgerà sempre più la Cyliakus, funzionale anche ad una probabile attività di spionaggio sul territorio italiano.
E' in questo contesto che bisogna collocare l'interesse di Maria Cyliakus per la vicenda di Salvatore Giuliano in Sicilia, già oggetto di attenzioni della stampa internazionale.
La donna riuscirà ad incontrare il bandito di Montelepre fra il 25 ed il 28 novembre del 1948, sembra grazie alla mediazione di Giuseppe Zito, un contadino di Partinico indicato come uno dei luogotenenti di Giuliano.
Il risultato di quegli incontri sarà la pubblicazione nel gennaio del 1949 in quattro puntate sul settimanale "Oggi" di una lunga intervista ad un latitante sulle cui tracce si muovevano ambiguamente polizia e carabinieri.
Gli articoli della Cyliakus furono ricchi di elogi per Giuliano e ne esaltarono le doti di generosità, lealtà ed amore per i poveri.
Il bandito di Montelepre - che si prestò a diversi scatti fotografici ( fra questi, anche quello in cui teneva per le redini un cavallo montato da una donna con gli occhiali scuri, ovvero la stessa Cyliakus ) - venne descritto con simili espressioni di focosa ammirazione:

"E' bello.
Un produttore del cinema sarebbe affascinato dalla sua figura così maschia e sana.
Ha uno sguardo aperto e franco, un sorriso pronto.
La vita di Giuliano è un violento poema"





Dopo avere incontrato Giuliano a Montelepre, nel febbraio di quel 1949 Maria Cyliakus fu protagonista di un'altra equivoca iniziativa all'interno dell'aeroporto romano di Ciampino.
La svedese si mischiò fra gli invitati alla presentazione del quadrimotore italiano Breda Zappata 308; poco dopo, venne fermata mentre scattava fotografie all'interno della zona militare britannica dell'aeroporto.
Gli agenti inglesi la bloccarono e la consegnarono alla polizia italiana, che si era già occupata di lei per una oscura vicenda di traffico di armi in Palestina.
Sembra che all'interno dell'apparecchio fotografico non vi fosse alcuna pellicola.
Forse la Cyliakus era riuscita a disfarsene prima della perquisizione; oppure la donna era soltanto una persona dal carattere bizzarro ed incline alla mitomania, tale comunque da attirarsi le attenzioni di Questure e servizi antispionaggio.
Poche settimane dopo, la donna fece comunque ritorno in Sicilia per un nuovo incontro - data fissata, il 6 marzo - con Salvatore Giuliano.
A leggere le cronache del tempo, il viaggio da Roma verso le campagne di Montelepre si svolse con modalità inconsuete per una spia:


"Impegnato qualche oggetto prezioso, ottenendo un prestito di diecimila lire - scrisse Tommaso Besozzi su "L'Europeo" del 20 marzo del 1949ha fatto il viaggio da Roma a Palermo con mezzi di fortuna, chiedendo passaggi agli automobilisti e ai camionisti come al tempo della guerra.
Si è fermata in diverse località della Calabria a fotografare i tipi più pittoreschi.
Porta sulle spalle un sacco tirolese, si appoggia ad un grosso alpenstock, ma non va subito a Montelepre.
All'ultimo automobilista chiede di metterla a terra parecchi chilometri prima di questa località, e si allontana per un sentiero sulla montagna deserta senza incontrare Turiddu né alcuno dei suoi.
Era sera quando decise di scendere a Montelepre"


Gli intermediari di Giuliano insomma questa volta decisero di non prendere in consegna la giornalista svedese che mesi prima aveva esaltato la figura del bandito; o forse, qualcuno impose loro la consegna di far fallire la missione della Cyliakus.
Fu così che "Annette" in contrada Montanello si ritrovò davanti una pattuglia di Carabinieri.
Immediatamente bloccata, la donna venne perquisita e trovata senza una lira.



Dalle tasche uscirono fuori tre polizze del Monte dei Pegni di Roma per una macchina da scrivere, un binocolo ed un braccialetto d'oro.
Nello zaino, i Carabinieri trovarono materiale più interessante: una trentina di fotografie di Giuliano, una delle quali ritraeva anche la Cyliakus.
Sul retro, una sbeffeggiante dedica della giornalista al bandito:

"A Salvatore Giuliano, che ha più paura di me donna che di tutti gli altri, polizia compresa"



Vi erano quindi tutte le condizioni - oltreché l'irritazione per quella scritta - per rendere possibile il fermo della donna.
Dopo un primo interrogatorio a Montelepre, la svedese venne trasferita in Questura, a Palermo.
Qui - alla richiesta di un chiarimento sui suoi rapporti con Giuliano - la Cyliakus avrebbe dapprima insultato un commissario, definendolo "carogna"; quindi gli si attribuì un improbabile tentativo di fuga dopo avere rotto il vetro di una finestra.
Le escandescenze della Cyliakus continuarono anche nell'infermeria della Questura; così fu deciso il suo arresto con le accuse di resistenza, oltraggio a pubblico ufficiale e danneggiamento aggravato.  


La vicenda della giornalista svedese venne così commentata il 20 marzo del 1949 ancora dal settimanale "L'Europeo".
Besozzi espresse apertamente l'opinione che la donna fosse davvero una spia:

"Per tutti questi precedenti poco conformi al contegno che di solito tengono i corrispondenti in un Paese straniero, la Cyliakus non gode molte simpatie e forse nemmeno fiducia.
E' uno di quei tipi che amano l'avventura oltre il limite giornalistico - un entusiasmo insomma senza limiti e una grande ostilità contro il governo di De Gasperi, considerato peggiore di quello di Mussolini - e che perciò sono sospetti di molte cose, anche di spionaggio.
Ma a favore di chi?
E' facile immaginarlo se si ricorda che la Cyliakus ha messo in bocca a Giuliano frasi come queste, 'sogno di vivere in una democrazia, ma non una democrazia come quella che c'è in Italia'.
Intanto la polizia italiana ha chiesto informazioni a Stoccolma, dove Maria Cyliakus Karintelka fu impiegata alla legazione del Perù".

La risposta della sede diplomatica svedese in Italia a quella richiesta di chiarimenti appare oggi evasiva:

"La Signora Cyliakus non è una giornalista molto nota in Svezia, malgrado i suoi servizi siano stati anche pubblicati dai giornali italiani"




Dopo l'arresto e la carcerazione nel convento delle Benedettine di Palermo - dove già erano recluse la madre di Gaspare Pisciotta e la moglie di Pasquale Sciortino - il processo a carico di Maria Cyliakus si svolse in un'aula ricavata dal chiaramontano palazzo dello Steri.
"Annette", difesa da Giuseppe Romano Battaglia - lo stesso avvocato di Salvatore Giuliano e degli altri principali componenti della sua banda - durante le udienze esibì una coccarda giallo-rossa del separatismo.
Ai giornalisti che riuscirono ad avvicinarla, la donna mostrò la solita determinazione, promettendo la pubblicazioni di libri con verità sconvolgenti.

La vicenda processuale a carico della Cyliakus - sul cui conto, si disse, pesavano un paio di indagini della "buoncostume" a Roma - fomentò l'attenzione morbosa di molti palermitani.
Ancora una volta la cronaca di Tommaso Besozzi restituisce il clima di quei giorni:

"La mattina di venerdi 18 marzo, alla quarta sezione del Tribunale di Palermo, ( ... ) Maria Tecla Cyliakus arrivò molto tempo prima che arrivassero i giudici.
La fecero sedere presso la finestra tra due carabinieri ( ... ), fumava trepidamente una sigaretta e si guardava attorno incuriosita.
Da ogni punto della sala gli occhi erano insistentemente fissi su di lei.
Il pubblico che si stringeva nell'estremo settore dell'aula era in massima parte formato da uomini giovani; abiti e cravatte scuri, occhi e capelli di carbone, sguardi accesi capaci di perforare una muraglia.
Sul volto di tutti si leggeva chiaramente la stessa domanda, 'è stata tre giorni e tre notti sulla montagna insieme a Turiddu: e che ha fatto con lei? Come fu? in una grotta? Su una pelle di capra?'
Questo avrebbero voluto sapere.
A un certo punto anche l'impassibilità della svedese venne meno.
Forse aveva sentito tutti quegli sguardi pungerle la pelle come altrettanti spilli, si voltò di scatto a guardare la finestra.
Maria tecla Cyliakus non è bella, però è senza dubbio una donna interessante.
Non sarà troppo delicato, ma forse il giudizio più esatto è proprio quello dei giovanotti palermitani, i quali, senza eccezione e senza esitazione, si trovarono d'accordo sull'aggettivo 'buona'.
In quella parola era compreso tutto: la statura alta e ben proporzionata, le labbra carnose, il rigonfio del seno sotto il giacchettino di maglia grigia, lo sguardo ardito di quegli occhi grigio chiaro un poco folli, l'incanto della pronuncia straniera, la massa spessa e arruffata dei capelli color del rame"






Al termine del processo di Palermo, Maria Cyliakus venne condannata a 4 mesi e 20 giorni di reclusione.
La pena venne sospesa, ma la giornalista svedese venne raggiunta da un ordine di espulsione dall'Italia.
La Cyliakus si trasferì allora in Francia; a Parigi, continuò a svolgere una sporadica attività giornalistica.
A chi gli chiedeva di Giuliano, con preveggenza era solita ripetere che il bandito di Montelepre sarebbe stato catturato, ma solo da morto. 
Nel frattempo, la Corte di Viterbo chiamata a giudicare gli imputati dell'eccidio di Portella delle Ginestre si oppose più volte alla richiesta di citarla come testimone di possibili rivelazioni ricevute nel 1949 da Giuliano. 
Di lì a poco, la Cyliakus avrebbe avuto nuovi problemi giudiziari: finita ancora una volta in carcere, nel giugno del 1951 sarebbe stata espulsa anche dal territorio francese.   

Altre tracce documentarie sulla vicenda dello strano incontro fra la spia di Stoccolma ed il bandito monteleprino si trovano in un reportage de "Il Mattino Illustrato", in data 27 aprile 1949.
In un articolo non firmato e dal melodrammatico titolo "Tu hai portato la luce nella mia infamante vita", il periodico rese nota una lettera che Giuliano in persona avrebbe scritto alla Cyliakus il 12 febbraio dello stesso anno.



La missiva, regolarmente affrancata per una spedizione aerea, venne indirizzata al domicilio svedese della donna; da qui - grazie alla mano dei familiari - avrebbe ripreso il suo viaggio sino all'abitazione francese della Cyliakus, nel quartiere di Saint Germain des Pres.
Eccone il testo:

"Egregia Maria Cyliakus,
Sono lieto di avere trovato in te i più fraterni sinceri gratitudine, e per questo sento il dovere di ringraziarti indefinitivamente ed informarti che nel mio cuore sono rimasti le più sentiti riconoscenze.
Ti faccio presente che quando io ti spiegavo ciò che tu mi chiedevi attorno alla mia vita, e sorto un equivoco a causa che forse io non mi sono saputo spiegare bene, cioè, sul fatto della mia prima avventura, non fu come tu spiegasti sul giornaletto "Oggi" del formaggio che io trasportavo, ma fu del frumento.
Questo è un fatto importante che tu deve cercare di chiarire, poiché dato che in Italia tutti sanno che l'origine di questa mia triste vita fu il frumento, molti non vogliono credere, come per esempio sono rimasti con una certa scetticità i corrispondenti del giornaletto "Oggi", che l'intervista che mi facesti sia piena di veridicità.
Ho saputo che hai parlato alla radio sempre in riguardo del nostro incontro, e sono dolente non aver sentito ancora un'altra volta la voce di colei che ne sono rimasto profondamente grato per avermi fatto luce nella mia triste e infamante vicenda che specie in questo momento si fa dolorosamente più maestosa.
Ti informo che in questo momento ci sono tre ragazze giornalisti, una Inglese, una Svizzera e una Francese in giro per le montagne forse in cerca di me, sarei anche lieto ad incontrarla per illustrarle qualche cosa, ma con tutte l'epotisi credo che non avranno la fortuna che hai avuto tu.
Nella speranza che questa mia lettera ti arrivi.
Cordialmente ti saluto.
Giuliano
Se vuoi anche questa lettera puoi farla pubblicare"




Maria Cyliakus terminò la sua misteriosa esistenza a Parigi, nel novembre del 2007.
La verità sul suo ruolo nella più complessa storia di Salvatore Giuliano è probabilmente conservata negli archivi del nostro ministero dell'Interno o di qualche servizio di intelligence straniero.
Ad azzardare un'ipotesi sul movente delle visite a Montelepre della svedese di Linkoping sono stati ancora una volta Casarrubea e Cereghino:

"La Cyliakus - si legge in "La scomparsa di Salvatore Giuliano" ( opera citata ) - è in realtà una spia internazionale giunta in Italia nel dopoguerra, al servizio della neonata CIA.
E' incaricata nel 1948 di organizzare un traffico di armi clandestine destinato a gruppi sionisti in Palestina.
Agli inizi del 1949, siamo nel pieno di una difficile trattativa tra G e i servizi di intelligence internazionali.
Non è quindi da escludere che la CIA proponga al terrorista un espatrio in Israele, come hanno già fatto vari uomini della Decima MAS"

Al di là delle suggestioni su questa ricostruzione dei fatti, la storia della giornalista svedese piombata a Montelepre è solo uno delle tante vicende rimaste oscure che riguardano il caso Giuliano.
Dietro l'aspetto morboso e romanzato raccontato dalla stampa dell'epoca degli incontri fra Maria Cyliakus ed il bandito - in ultima analisi - vi è la realtà di una Sicilia allora come oggi governata da dinamiche e personaggi opachi.

RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI DEL POST

G.Casarrubea - N.Cereghino, "La scomparsa di Salvatore Giuliano", Bompiani, 2013

F.M.D'Asaro, "C'era una volta la Sicilia", Edizioni Thule, 1979

"Il Mattino Illustrato" del 27 aprile 1949

Raccolta degli articoli a firma di Tommaso Besozzi pubblicati dal settimanale "L'Europeo" nel 1947

https://en.wikipedia.org/wiki/Karin_Lannby

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