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domenica 24 aprile 2016

UN SECOLARE APPELLO ALLA RISCOPERTA DELLE ORIGINI DEL DUOMO DI CEFALU'

Lo sguardo critico verso i rifacimenti successivi alla costruzione di età normanna in un reportage di Enrico Mauceri pubblicato nel 1917 dal Touring Club Italiano

La facciata del Duomo di Cefalù
in una delle fotografie pubblicate il 1 aprile del 1917
dalla "Rivista mensile del Touring Club Italiano".
Nel suo reportage, lo studioso siracusano Enrico Mauceri
prospettava la necessità di rimuovere dalla basilica normanna
tutte le aggiunte architettoniche dei successivi secoli 

Le fotografie riproposte da ReportageSicilia sono tratte dalla "Rivista mensile del Touring Club Italiano" pubblicata il 1 aprile del 1917.
Le immagini documentarono un reportage dello storico dell'arte siracusano Enrico Mauceri sul Duomo di Cefalù.
L'articolo ripercorse le vicende storiche che accompagnarono la costruzione della fabbrica normanna e l'autore auspicò la demolizione di tutte quelle opere aggiunte in epoca successiva alla costruzione di età ruggeriana; una "scuola di pensiero" nel settore del restauro architettonico che in quegli anni avrebbe voluto rimuovere la cupola settecentesca dalla cattedrale ( anch'essa normanna ) di Palermo:
 
"Entrando nella basilica - si legge nell'articolo - si rimane turbati dall'opera volgare di superfetazione accumulatasi attraverso i secoli, nelle sue tre spaziose navate; e l'occhio, desioso di bellezza, fissandosi sui mirabili mosaici e su quell'arditissimo arco del transetto, nel quale si afferma la genialità dell'artista, sogna il ripristino delle antiche, purissime linee.


 
Un progetto del chiaro architetto Francesco Valenti, che al glorioso monumento dedicò amorose cure, ne studia un restauro radicale e completo in tutte le sue parti, e sarebbe tempo che se ne facesse tesoro.
Qualche cosa, è vero, si è fatta, come lo svestimento degli intonaci che deturpavano la nave centrale e le riparazioni al tetto della nave medesima dalle colossali capriate, contenente ancora tracce , nei rifasci dei cassettoni, della decorazione pittorica sul gusto arabo normanno, lavoro questo eseguito con diligente cura nel 1906 dal valoroso costruttore palermitano Niccolò Rutelli; ma ancora molto resta da compiere.


E poiché trattasi di un monumento di alta importanza artistica, non saremmo mai abbastanza esigenti nel reclamare quella rigorosa restituzione del carattere che si addice ad opera sì veneranda, mèta che in questi ultimi tempi non si è sempre raggiunta"

Dopo avere ricordato i restauri "poco felici" compiuti ai mosaici del Duomo nel 1859, "mercè la munificenza di Ferdinando II di Borbone", nel suo articolo Enrico Mauceri invitò quindi "la più ricca mensa vescovile di Sicilia ( rende circa lire 150.000 annue ) a cancellare quanto di grossolano e di volgare si è sovrapposto all'augusta fabbrica, e a provvedere alla sua buona conservazione ed al suo decoroso aspetto".


Infine, lo scritto dello studioso siracusano ci informa sullo stato di abbandono in cui agli inizi dello scorso secolo versava il chiostro del Duomo cefaludese, opera che attende ancora la ricomposizione di uno dei suoi tre lati, dopo la distruzione del quarto nel Settecento

"Accanto alla Cattedrale, è un piccolo chiostro, già annesso al convento dei Padri Agostiniani, ma deturpato di volgari pilastri di rinforzo, e il cui lato ovest fu, in tempo a noi vicino, quasi interamente rifatto nel muro ad arcate, senza aver prima provveduto al consolidamento di per sé stesse disgregate e malferme.


Esso è foggiato sul tipo di quello di Monreale, cioè con portico ad archi acuti e con colonne geminate adorne di scolture nei capitelli rappresentanti, in parte, scene della Genesi, le quali però si manifestano di fattura più scadente e come appartenenti al volgere del secolo XIII.
Ma tutto un abbandono secolare è pesato così su questo interessante monumento, se no abbastanza pregevole nei particolari, tuttavia grazioso ed armonioso nell'insieme, come su la meravigliosa basilica, e non si può non notarne ad ogni passo con dolore le tracce e le brutture meschine e miserevoli che ne hanno qua e là avviluppato alcune parti..." 

  
 
 

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