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venerdì 18 marzo 2016

UN CERTO ELOGIO DELLA BELLA GASTRONOMIA SICILIANA

Abbondanza, bellezza e magnificenza della cucina isolana, unica indiscutibile certezza nell'inaffidabile catalogo delle attrazioni turistiche locali


Franca Colonna Romano, "Ricette siciliane",
immagine tratta da "Tradizioni della cucina siciliana"
edito da Zito stamperia e lipografia Palermo nel 1976
   
Ciò che può spesso capitare in Sicilia è di trovare musei e siti archeologici chiusi, accessi al mare sbarrati, autobus in ritardo e città in cui il traffico è regolato dall'anarchia.
Malgrado questi inconvenienti, il forestiero può essere tuttavia rassicurato dal fatto di potere godere quasi ovunque dei piaceri di una gastronomia sulla cui bontà pochi viaggiatori - fortunatamente -  hanno motivo di lamentarsi.
La circostanza - testimoniata dalla notevole quantità di cannoli e dolci di mandorla in transito alle "partenze" degli aeroporti di punta Raisi e Fontanarossa - è rappresentata con chiarezza da questa confessione telefonica ascoltata in una sala mensa aziendale di Roma:

"Ho trascorso il fine settimana a Palermo.
Ero andata per vedere il mare e la città ma alla fine ho passato tutto il tempo a mangiare e a bere..." .

Alla ricchezza dei sapori e degli aromi della cucina dell'isola, bisogna aggiungere la qualità della bellezza; non è un caso che i siciliani usino l'aggettivo "bello" per lodare la bontà di una pietanza ( "bella è questa pasta, mangiatela che è bellissima!" ).


Fotografia ReportageSicilia

In realtà, i cibi vengono cucinati con un effetto scenografico che altro non è che il frutto di un naturale ed armonioso accostamento di ingredienti del territorio.
Tale è ad esempio l'origine dell'aspetto fastoso della pasta alla Norma o con le sarde; o - in forme degne di autentica ammirazione - di certe allettanti e barocche cassate.


Franca Colonna Romano, opera citata


Così, l'incontro culinario con la Sicilia può diventare motivo di quella viscerale gioia espressa in passato in questo "gaudium" della giornalista Anna Pomar:


"Poesia di una teglia di pasta con le sarde, che vien fuori fumante dal forno, gialla di zafferano, l'ultimo strato di sarde accartocciate dal calore!
Profumo di una grigliata di 'spitini', che si arrostiscono al calore intenso della brace, insieme alle foglie di alloro e di cipolla che li dividono!
Fragranza di una 'padellata' di panelle, che ancora calde e dorate, riempiono il morbido ventre di una rotonda pagnotta!" 

Un altro carattere specifico della gastronomia siciliana è quello della sua abbondanza.
Difficilmente capita di alzarsi da tavola - anche quella di una trattoria - insoddisfatti dalla quantità del cibo servito e mangiato.


Fotografia ReportageSicilia


Le motivazioni di questa generosità culinaria affondano le origini nell'inconscia vocazione alla grandezza propria di tanti isolani: specie a tavola, luogo di riscatto da altre privazioni materiali locali ( il lavoro, in primo luogo, e senza di esso la possibilità di concedersi altri più costosi piaceri ).


"Sarebbe interessante - scrisse a questo proposito della Sicilia lo studioso Arturo Marescalchi in una "Guida Gastronomica d'Italia" edita dal TCI nel 1931 - ricercare più a fondo di quanto finora si sia fatto le intime ragioni storiche, fisiologiche, tradizionali, folcloristiche, economiche e altre per le quali certe vivande, certi condimenti, taluni dolciumi, si sono come irradiati in date località e regioni e come e come possano in taluni casi trovarsi relazioni visibili con il tipo di abitanti, le loro abitudini di vita e di lavoro, talora anche con le credenze religiose e col tesoro delle leggende"



Franca Colonna Romano, opera citata


Le considerazioni di Marescalchi vennero ricordate da Caterina Vertua in un articolo pubblicato nella primavera del 1957 dalla rivista quadrimestrale "Giglio di Roccia - Rassegna di Vita Siciliana".
La Vertua così riassunse il volto della gastronomia dell'isola:  
  
"L'impressione che produce un autentico pranzo siciliano è quella della profusione delle vivande, della straricca varietà loro e dell'avvincente squisitezza sia dei cibi che dei vini, senza contare l'estetica che vi ha parte preponderante in modo che ne risulta proprio una impressione arciottima, tale insomma da far ritenere che il visitatore se ne torni alla propria casa non solo compiaciuto e sazio per le bellezze naturali ed artistiche ammirate, ma altresì per quanto ha confortato il suo stomaco e sostenuto le sue fatiche di turista.
Però, chi visita la Sicilia, dovrebbe rinunciare talvolta ai pasti negli alberghi, alla loro cucina internazionale e cercare altrove quella locale che riassume tutta una teoria di tradizioni e di usi.
Allorquando le caratteristiche insegne o i curiosi richiami delle taverne o l'olimpico friggitore invitano il forestiere, egli non dovrebbe sdegnare l'ingresso in quelle e l'assaggio presso questo, ma piuttosto lasciarsi tentare per convincersi che all'invito lusinghiero e loquace corrispondono i cibi borghesemente offerti.


Fotografia ReportageSicilia

Se poi egli ha la buona sorte di avere in Sicilia amici o conoscenti, è da consigliargli che si lasci guidare nella ricerca di locali che possano appagare la sua curiosità, di conoscere e gustare le più vantate vivande locali e, meglio ancora, che accetti - se ne è richiesto - l'invito a qualche pranzo.
Allora egli si persuaderà che l'ospitalità siciliana quanto le specialità gastronomiche sono pari all'esuberanza della natura e dell'arte dell'Isola.
Sarebbe qui da menzionare gli interminabili banchetti del passato durante i quali ad ogni portata succedeva l'offerta d'un diverso gelato e l'uso di sfide ritmiche ( non ancora andato completamente in disuso ), che glorificavano la munificenza degli ospiti e la magnificenza delle vivande e dei vini.
Da quelle strofe improvvisate ( e povero colui che non sapeva prontamente inventare una rima quando ne era inviato! ) sgorgavano come dei nappi, razzi d'ilarità: i commensali erano tutti presi da suggestiva allegria ed il tripudio si prolungava per ore ed ore, per buona parte del giorno e della notte, specialmente se trattavasi di fidanzamenti, di nozze, di battesimi o di feste ecclesiastiche..."


Franca Colonna Romano, opera citata



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