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mercoledì 16 settembre 2015

LA DESOLATA E CUPA ALICUDI DI ALEXANDRE DUMAS

La stentata vita quotidiana nella più remota fra le isole Eolie visitata nel 1835 dal romanziere francese

L'approdo di "Praia a Palumma" ad Alicudi.
Le illustrazioni del post sono tratte dall'opera
""Die Liparischen Inseln" di Luigi Salvatore D'Austria ( 1893-98 )
e sono state pubblicate nel volume di Alexandre Dumas
 "Viaggio nelle Eolie", edito nel 1988 da Pungitopo editrice

Alicudi è l'isola delle Eolie che più avvicina il viaggiatore capace di rinunciare a comode spiagge ed a quel corollario di "attrattive" costituite da pizzerie, gelaterie, negozi di souvenir, stabilimenti balneari ed acquapark che tanto ammorbano luoghi un tempo capaci di attrarre soprattutto per le proprie risorse ambientali.
Dotata di un regolare servizio di energia elettrica nel 1990, Alicudi ha incuriosito cronisti e scrittori per il carattere aspro e selvaggio delle sue coste e del suo mare: un mondo racchiuso in poco più di cinque chilometri quadrati, dove la capacità di adattamento rimane la condizione obbligata per la sopravvivenza durante i dodici mesi dell'anno.
L'asprezza della vita quotidiana ad Alicudi impressionò nei primi decenni del secolo XIX lo scrittore francese Alexandre Dumas.
Il romanziere rimasto famoso per "I tre moschettieri" ed "Il Conte di Montecristo" visitò in lungo ed in largo il Mediterraneo, alla ricerca dei luoghi e dei paesaggi della classicità greca e latina.

Il "Pirciatu"

Nel 1835, Dumas - proveniente da Napoli, dove era sfuggito alla polizia borbonica - trascorse cinque giorni nell'arcipelago delle Eolie, a bordo di una speronara comandata dal capitano Arena.
Proprio le disperate condizioni di vita degli abitanti di Alicudi sarebbero state al centro della sua narrazione, inserita nel 1854 nella raccolta "Impressions de voyage. Le capitaine Arena".
L'opera è stata pubblicata in italiano nel 1988 da Pungitopo editrice con il titolo "Viaggio nelle Eolie"; da quelle pagine ReportageSicilia ha tratto il brano che descrive la visita ad Alicudi e quattro illustrazioni originariamente pubblicate nell'opera di Luigi Salvatore D'Austria "Die Liparischen Inseln", 1893-98.   


"E' difficile vedere qualcosa di più triste, di più cupo e di più desolato di questa sfortunata isola che costituisce l'angolo occidentale dell'arcipelago eoliano.
E' un angolo della terra scordato al momento della creazione e rimasto tale dal tempo del caos.

La chiesa di San Bartolomeo

Nessun sentiero porta alla vetta o costeggia le sue rive: alcune cavità solcate dalle acque piovane sono gli unici passaggi che si offrono ai piedi martoriati dai sassi aguzzi e dalle asperità della lava.
Su tutta l'isola nemmeno un albero, né un po' di vegetazione per riposare gli occhi; solo in fondo a qualche fenditura della roccia, negli interstizi delle scorie vulcaniche, si scorge qualche raro stelo di quelle eriche per le quali Strabone chiamò talvolta l'isola Ericusa.
E' il solitario e pericoloso cammino di Dante, dove il piede non può procedere, tra le rocce ed i detriti, senza l'aiuto dalla mano.
Eppure, su quest'angolo di lava rossastra vivono in misere capanne centocinquanta o duecento pescatori, che hanno cercato di utilizzare i rari fazzoletti di terra sfuggiti alla distruzione generale.
Uno di questi poveretti rientrava con la sua barca e noi gli comprammo per tre carlini - press'a poco ventotto soldi - tutto il pesce che aveva pescato.
Risalimmo a bordo della nostra imbarcazione col cuore angustiato da tanta miseria: in verità, quando si vive in un certo mondo ed in un certo modo, ci sono delle esistenze che diventano incomprensibili.
Chi ha trattenuto questa gente su quel vulcano spento?
Vi sono cresciuti come le eriche dalle quali prende il nome?
Quale motivo impedisce loro di abbandonare quest'orribile soggiorno?
Non vi è alcun angolo del mondo ove non starebbero meglio di lì.
Ma questa roccia arsa dal fuoco, questa lava indurita dall'aria, queste scorie solcate dall'acqua delle tempeste, possono essere una patria?
E' concepibile che vi si nasca; si nasce dove si può.
Ma è impossibile comprendere che, pur avendo la facoltà di muoversi, il libero arbitrio di cercare ciò che è meglio, una barca per andare ovunque, si resti là - è questo che è impossibile comprendere, ed è quanto questi stessi sfortunati, ne sono certo, non saprebbero spiegare"

     

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