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domenica 24 agosto 2014

IL CALIFORNIANO CHE SCOPRI' I SEGRETI DI NOTO

La storia e i retroscena della creazione della cittadina barocca nelle pagine di "La Genesi di Noto", pubblicato nel 1982 da Stephen Tobriner

La fontana di Ercole, in piazza XVI Maggio, a Noto.
Le fotografie del post riproposte da ReportageSicilia
illustrarono l'edizione italiana dell'opera di Stephen Tobriner
dedicata alla rifondazione di Noto
dopo il devastante terremoto del 1693

Nato a San Francisco nel 1944 e docente di Storia dell'Architettura presso l'Università della California, fra il 1969 ed il 1973 Stephen Tobriner http://ced.berkeley.edu/ced/faculty-staff/stephen-tobriner trascorse parecchi mesi di studio in Sicilia per documentare la storia della ricostruzione barocca di Noto.
Come ha spiegato lo stesso Tobriner, l'interesse per le vicende urbanistiche della cittadina ragusana era motivato non solo dalla bellezza del suo barocco; vi è anche un tratto comune nella storia architettonica di San Francisco e di Noto che toccava i ricordi personali dello studioso:
   
"Sono cresciuto in California, in una casa che mio nonno costruì a San Francisco, dopo il terremoto-incendio del 1906; per questo sono interessato, ieri come oggi, ai terremoti e alle ricostruzioni"

Volendo sintetizzare le conclusioni di Stephen Tobriner sulla storia di Noto e del suo celebrato barocco - una sintesi basata su una ricerca minuziosa, a dipanare incongruenze delle vecchie fonti e dubbi personali dell'Autore - è utile citare un passo del ricercatore californiano.
In esso è contenuta una sorprendente analisi circa l'identità della cittadina ragusana:

"La Noto settecentesca, come Nancy, è stata un esempio isolato, un sofisticato centro di gusto e di ricercatezza di provincia.
I netini aspiravano ad una città che potesse rivaleggiare con i fasti di Noto Antica, che superasse centri vicini come Avola, e che sfidasse città più grandi come Siracusa.
Gli aristocratici fecero donazioni in denaro e in terreni per edificare le chiese ed il palazzo comunale di Noto, e non essendo abbastanza ricchi da recarsi a Napoli o a Palermo, ma abbastanza facoltosi per far valere il loro potere in una piccola città come Noto, si deve a loro se la città possiede quell'aspetto che appare nella veduta.

I balconi di palazzo Nicolaci.
Docente di Storia dell'Architettura a San Francisco,
Tobriner soggiornò a lungo a Noto fra il 1969 ed il 1973

I loro investimenti nelle costruzioni non si realizzavano probabilmente senza una qualche indicazione delle loro preferenze in fatto di stile, essendo di gran lunga più aggiornati di altri su quanto era in voga in Europa, anche se la loro consapevolezza era attenuata dalla distanza.
Era probabilmente dalle loro biblioteche, ricche di libri d'importazione, che provenivano le idee che diedero forma all'architettura netina.
La Noto che appare nella veduta potrebbe rappresentare la visione utopistica dell'aspetto che avrebbe dovuto avere una città siciliana del Settecento.

La facciata della chiesa di San Girolamo.
Il ricercatore californiano
ha ricostruito ne "La Genesi Noto"
gli aspetti urbanistici, architettonici e sociali
che agli inizi del secolo XVIII determinarono
la rifondazione della cittadina ragusana

L'aristocrazia netina e gli architetti che essa impiegava facendo riferimento all'Italia e non alla Spagna, perchè l'architettura e l'urbanistica italiane erano più eleganti di quelle spagnole.
A quel tempo tutti i documenti interni della città erano scritti in italiano, e sulla scorta dell'impianto urbanistico e dell'architettura di Noto si dovrebbe concludere che i notinesi si consideravano più italiani che spagnoli.
Noto pertanto era una città italiana, lontana dal resto dell'Europa, che cercava disperatamente di essere alla moda.
Perduta la sua originaria condizione di fortezza, Noto divenne prestigiosa per i suoi edifici e per i suoi spazi aperti, creati per offrire la più splendida delle esibizioni" 


Una storica tavola di Noto
studiata da Tobriner e pubblicata
nel saggio edito in Italia da Dedalo.
La veduta porta la firma dell'architetto netino Paolo Labisi
e documenta l'assetto urbanistico fra il 1750 ed il 1760.
La seconda immagine focalizza lo sguardo
sulla sezione della tavola che illustra piazza San Domenico 



Come ricordato da Corrado Latina, "l'aspetto più originale che caratterizza le ricerche svolte da Stephen Tobriner è la pervicacia con cui egli si sofferma a leggere, tra le righe della letteratura storica, le intenzioni sottintese dai cronisti dell'epoca; l'assiduità con cui si dedica a scoprire le motivazioni di incidentali manomissioni di documenti scritti e illustrati; il continuo domandarsi cosa si nasconda dietro la logica delle scelte operate, come anche il bisogno istintivo di trovare prove concrete per le sue ipotesi, il costante diffidare dalle apparenze, un'irresistibile ansia di volere 'toccare con la mano'...".
L'investigazione di Tobriner trovò una sintesi nel 1982, quando a Londra venne pubblicato il saggio "The Genesis of Noto, An Eighteenth-Century Sicilian City", ristampato sette anni dopo in Italia da Edizioni Dedalo con il titolo "La Genesi di Noto" http://www.edizionidedalo.it/site/index.php.
Nell'introduzione al volume, lo studioso americano così descrisse lo spirito del lavoro documentario compiuto non solo negli archivi di istituzioni civiche e religiose locali, alla ricerca del volto di Noto prima del terremoto del 1693 e di documenti sui criteri adottati per la sua ricostruzione barocca:

"Vivere effettivamente per un certo tempo nel luogo oggetto dei propri studi è essenziale, credo, per approfondirne gli eventi storici, i segreti, e collocarli nella giusta luce.
Ricordo, ad esempio, di avere trovato i primi indizi sulle modifiche apportate alle strade di Noto nell'Ottocento mentre abitavo lì, in piena notte.
Era l'una circa, avevo freddo e non riuscivo a dormire, e nell'insonnia continuavo a chiedermi come mai solo alcune parti del corso erano state abbassate.

Il piano del Santissimo Crocifisso visto da Sud

D'un tratto decisi di uscire a fare una passeggiata: è stato così che, per caso, mentre me ne stavo in mezzo al corso deserto davanti al municipio, al chiaro di luna, ho notato per la prima volta quella data - 1896 - che fino ad allora mi era sfuggita, scolpita sulla pavimentazione di basalto"

Queste considerazioni rivelano il metodo di ricerca non semplicemente filologico o accademico di Tobriner.
Le pagine di "La Genesi di Noto" si leggono con scorrevolezza e curiosità, con una narrazione così ben descritta ancora da Corrado Latina:

"Mi è capitato spesso di paragonare il lavoro di Tobriner al tipo di indagine cui ci ha abituato la lettura delle storie di quell'inimitabile investigatore - nato dalla penna di Doyle - che è Sherlock Holmes.

La facciata meridionale della casa del Rifugio,
rialzata nell'Ottocento

Non tanto per una semplicistica assimilazione tra indagini storico-documentali e indagini di natura poliziesca, quanto per quel meccanismo di correlazione fra elementi conoscitivi e deduzioni, tipico delle congetture investigative di Holmes - Eco lo definisce abduzione creativa - che penso possa facilmente applicarsi al metodo di indagine scientifica utilizzato dal nostro Autore"

Durante i suoi studi e sopralluoghi in Sicilia, lo studioso americano ebbe modo di incontrare molti personaggi che a distanza di anni avrebbero lasciato una traccia nei suoi ricordi di ricercatore:

"... il marchese del Castelluccio, che si intratteneva con me, parlando in francese, dentro il suo grandioso palazzo che sovrasta Noto; Maria Francesca Messina, che ricordo suonare per me ad un pianoforte un pò scordato, in una fredda notte d'inverno, con le sue sorelle, nel palazzo di famiglia; il prof. Corrado Gallo, che nel suo appartamento palermitano mi esponeva le sue teorie sul luogo del primo insediamento della nuova città; e Gaetano Passarello, che nel suo studio mi istruiva su come ricostruire la storia di alcuni monumenti meno conosciuti della città"     

Appassionante e ricco di sorprendenti notazioni sulla storia e sull'architettura siciliana dei secoli scorsi, "La Genesi di Noto" è un libro che svela le vicende di Noto ( e non solo ) oltre la scontata trattazione relativa alla creazione dei suoi monumenti barocchi.


Stephen Tobriner in un'immagine
tratta da http://ced.berkeley.edu/ced/faculty-staff/stephen-tobriner
e la copertina dell'edizione italiana di "The Genesis of Noto",
pubblicata da Edizioni Dedalo nel 1989



Leggerne le pagine, significa scoprire un metodo di ricerca basato su quella che ancora Latina definisce nella prefazione del libro "una sana ostinazione, un incrollabile desiderio di verifica, di certezze, di 'verità' (tipicamente americano? ) che, se poco si conciliano con le ambiguità della Storia e delle molte irrisolte vicende umane ( soprattutto in un Paese come l'Italia - culla di impenetrabili segreti - e in una realtà criptica come quella siciliana ), sicuramente rendono questo libro molto più stimolante e accessibile alla lettura di quello che poteva essere, considerata la mole di informazioni esaminate, la quantità di fonti bibliografiche, il complesso intreccio di tesi, di confronti, di congetture".   

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