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lunedì 15 aprile 2013

GLI ARTIGIANI DEL CARRO

Il carradore ed incisore di carri Giovanni Raia in una fotografia pubblicata nel saggio di Antonino Buttitta "Il carretto racconta",
edito nel 1982 da Linee d'Arte Giada.
Questa e le altre immaguini tratte dal libro
sono accreditate a Nino e Gabriella Teresi

Il carro siciliano dipinto ed istoriato è entrato purtroppo da decenni nel patrimonio del kitsch isolano: triste eredità di una cultura materiale custodita in passato da alcune botteghe artigiane, soprattutto a Bagheria.
Sul tema del carretto e dei suoi esecutori – carradori, intagliatori, fabbri, incisori, pittori, sellai e maniscalchi – sono stati pubblicati numerosi saggi e libri illustrati.
Una delle opere più belle e ricche di notazioni storiche - lavoro già riproposto da ReportageSicilia - è "Due ruote", volume edito da Eugenio Maria Falcone che raccoglie numerose fotografie del baghererese Paolo Di Salvo.   
In questo post, ReportageSicilia ripropone adesso altre fotografie dedicate all’argomento tratte dal volume “Il carretto racconta”.

Il lavoro di un maestro fabbro

Il libro – oggi reperibile perlopiù nelle biblioteche - venne pubblicato nel 1982 da Linee d’Arte Giada; i testi portano la firma dell’antropologo Antonino Buttitta e le fotografie sono accreditate a Nino e Gabriella Teresi.
Gli uomini ritratti fanno parte di quel mondo ormai scomparso di competenze artigiane in grado di produrre i carri, e riconducibile ai nomi di Giuseppe Sottile, Giovanni Accomando, Peppino Gagliardo, Onofrio Ducato, Paolo Sciortino, Cosimo Scorsone, Emilio Murdolo, i Paladino, gli Alaimo, i Manfù, gli Schirè ed altri ancora.

Giovanni Accomando nella sua bottega di carradore a Bagheria

  
Nel testo, Buttitta scrive fra l’altro che “il processo che porta alla istituzionalizzione e al definitivo affermarsi del costume di scolpire e dipingere il carro, è relativamente lento e si realizza per tappe.
Intorno al terzo decennio dell’Ottocento si hanno i primi segni della nascita dell’uso… Fra i primi a far uso del carretto sono certamente stati i venditori ambulanti.

L'opera del maniscalco
E’ naturale che essi siano stati portati a servirsi di carretti vivacemente colorati per attirare l’attenzione dei clienti. Inoltre quella del carrettiere era un’attività, come ogni altra del resto, esposta a spinte concorrenziali.

Incudine, martello, velocità e precisione
Avere un carretto più bello dei propri concorrenti poteva essere senz’altro utile.
Infine, considerati i suoi usi, il carretto era allora quello che è oggi l’automobile. Un oggetto non solo pratico ma anche mitico attraverso cui affermare la propria ricchezza, il proprio prestigio sociale.

L'opera di due pittori di carri,
Giuseppe Ducato e Francesco Paolo Cardinale

Era insomma uno status symbol attorno a cui si veniva progressivamente creando una mitologia e contestualmente un’arte per celebrarla…”.













1 commento:

  1. Mi piacerebbe ritrovare il documentario il carretto di
    Giuseppe Tornatore, che publico al cinema Nazionale nel 1984 credo mi fu pure data una copia ma era in video 8 che dopo anni non si vedeva piu e mi piacerebbe poter aquistare questo libbro.

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