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mercoledì 24 aprile 2013

COSTE DI SICILIA, SOUVENIR PRIMA DEL CEMENTO

La costa tirrenica palermitana di Trabia.
Nella fotografia aerea pubblicata nel 1964 dall'opera del TCI
"Marine del Tirreno e delle Isole",
il litorale preserva ancora i suoi tratti naturali, prima che cemento ed asfalto ne alterassero profondamente la stessa fisiononomia.
Le altre immagini presenti nel post - anch'esse tratte dalla guida del TCI - dimostrano lo stravolgimento subìto dal territorio costiero siciliano negli ultimi 50 anni 

“Il mare esercita oggi un richiamo sempre più fascinoso.
Italiani e stranieri si riversano a milioni nei mesi estivi sulle spiagge della Penisola a cercarvi salute, forza e gioia di vivere in libertà.
Il fenomeno ha portato con sé tali mutamenti, ha coinvolto tali e tanti interessi, da incidere sulla stessa fisionomia delle nostre coste.
Stazioni già note e celebrate hanno moltiplicato le loro attrezzature; numerosi altri centri balneari sono stati messi in valore o addirittura creati ex novo; l’amore per la natura incontaminata spinge alla continua ricerca e alla scoperta di nuove spiagge”.

La costa siracusana di Avola, su un'altura del golfo di Noto.
La fitta vegetazione che separa il centro abitato dalla spiaggia
faceva allora meritare alla località
la definizione di "popoloso centro agricolo

La lunga spiaggia messinese di Capo d'Orlando,
ai piedi dell'omonimo promontorio

Era il 1964 quando Ferdinando Reggiori, presidente del Touring Club Italiano, affidò queste sue riflessioni alla presentazione del volume “Marine del Tirreno e delle Isole”, dedicato quindi anche alle località costiere siciliane.
La riproposizione da parte di ReportageSicilia di alcune fotografie di luoghi isolani contenute in quella guida evidenzia i cambiamenti che l’edilizia del mare ha provocato sull’ambiente siciliano.

La spiaggia di Gela, ancora in grado di attribuire alla cittadina nissena la qualifica di "frequentata stazione balneare".
All'epoca di questa fotografia, Gela viveva un periodo
di intenso sviluppo petrolifero,
che negli anni successivi avrebbe quasi del tutto compromesso
l'antica bellezza ambientale

Il lirorale trapanese di Castellamare del Golfo,
con l'ampia spiaggia lambita dai terreni agricoli.
Lottizzazioni e sviluppo dell'edilizia delle "seconde case" - spesso frutto di cantieri abusivi - hanno cancellato
il rapporto di continuità naturale
fra terra e mare

Se è vero che “l’amore per la natura incontaminata” ha accresciuto l’interesse verso le bellezze costiere, è anche vero che la Sicilia ha pagato in quegli anni un prezzo pesantissimo alla crescita incontrollata delle seconde case al mare e delle infrastrutture – strade, porti turistici, dighe – sorte per sostenere lo stravolgimento del territorio.

Il litorale messinese di Mortelle, con il lago di Ganzirri
e la costa di Messina sullo sfondo
Per comprendere la trasformazione dell’ambiente, basta osservare la fotografia della costa di Trabia; quella di Torre Caldura, a Cefalù, o quelle del litorale di Castellammare del Golfo o di Avola.
La spiaggia della Presidiana e l'area di Torre Caldura, a Cefalù.
La località palermitana - dagli anni Sessanta ai nostri giorni - ha stravolto il suo profilo costiero, soprattutto a causa della costruzione di un porto turistico e delle lottizzazioni edilizie

Le immagini d’inizi anni Sessanta restituiscono il volto di luoghi ancora senza vistosi scempi intensivi, e dove alle spalle delle spiagge si distendono terreni agricoli e aree di macchia mediterranea.
Di lì a qualche anno, le coste siciliane sarebbero state assaltate dalle lottizzazioni, dai cantieri e da quel “precariato cementizio” ( espressione utilizzata nel 1985 da Michele Serra ) spesso abusivo.
Fra speculazioni mafiose e ricorrenti sanatorie edilizie, nel 2001 uno studio del WWF avrebbe attestato che il 63 per cento del litorale isolano era occupato abusivamente.
Tutto ciò, costituisce oggi la prova della mancanza di governo del territorio, di programmazione, di sviluppo armonico - e, infine, di assenza di “quell’amore per la natura” - che ha portato il siciliano a rovinare per sempre la costa di cui avrebbe voluto godere.




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