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lunedì 21 gennaio 2013

PESCATORI E MASTRI D'ASCIA A TERRASINI

Scena di vita quotidiana da pescatori a Terrasini,
sulla costa tirrenica palermitana.
L'immagine è tratta da saggio di Giuseppe Padellaro "Trittico siciliano - Verga, Pirandello, Quasimodo", edito da Rizzoli nel 1969


Questo post nasce dal ritrovamento della pubblicazione di una fotografia che ritrae due pescatori palermitani di Terrasini in un libro di critica letteraria.
Lo scatto – sul cui autore il libro non da notizie – è presente nelle pagine di “Trittico siciliano - Verga, Pirandello, Quasimodo” scritto da Giuseppe Padellaro ed edito da Rizzoli nel 1969.
L’autore ha inserito la fotografia dei due pescatori terrasinesi nel capitolo dedicato al catanese Giovanni Verga, volendo rappresentare il contesto narrativo del romanzo “I Malavoglia”; nella didascalia che accompagna l’immagine si legge infatti “caratteristico paesaggio siciliano evocante il mondo verghiano, con barche da pesca su una piccola spiaggia dell’aspro litorale”.
La fotografia – riproposta in questo post da ReportageSicilia – è stata scattata probabilmente nel corso degli anni Sessanta dello scorso secolo a ridosso delle caratteristiche falesie di Terrasini, nel tratto iniziale della spiaggia di Magaggiari.
Al di sopra della scogliera, sono visibili alcuni edifici residenziali del paese, nei pressi della piazzetta Belvedere; sulla spiaggia intanto, a poca distanza da due “sardare” tirate a riva un anziano pescatore sembra guidare un ragazzino nella sistemazione di una rete.


Un gruppo di gozzi a vela latina per la pesca costiera - detti "uzzarièddi" - prende il mare dalla costa di Terrasini.
Il paese, in passato, ha potuto vantare una scuola di mastri d'ascia molto apprezzata lungo tutto la costa palermitana.
L'immagine porta l'illustre firma di Fosco Maraini
ed è stata pubblica dalla rivista
del TCI "le Vie d'Italia" nel febbraio del 1953 

Negli anni in cui è stata realizzata la fotografia, un gran numero di pescatori di Terrasini era già da tempo emigrato nel freddo golfo atlantico di Gloucester, specializzandosi nella pesca degli astici; altri terrasinesi avevano preferito lavorare stagionalmente sui pescherecci di Viareggio o si erano invece trasferiti  a Detroit, diventando operai nelle locali fabbriche automobilistiche. 
I loro compaesani rimasti in paese invece continuavano ad imbarcarsi a bordo di una quindicina di pescherecci, organizzati – si legge nel saggio di Salvo Vitale “Radio Out: materiali di un’esperienza di controinformazione”, edito nel 2008 – “in una cooperativa di stampo patriarcale-clientelare che non lascia spazi né speranze di autogestione del pescato o di organizzazioni alternative per la categoria”.
Nel post si ripropongono quindi altre due fotografie dedicate al tema della pesca a Terrasini, paese che in passato ha vantato un’importante scuola di “mastri d’ascia”. 
La prima – tratta dalla rivista del TCI “le Vie d’Italia” del febbraio 1953 - porta la firma di Fosco Maraini e ritrae alcuni gozzi con vela latina – detti “uzzarièddi” – per la pesca costiera.

Una "sardara" del mastro d'ascia Vincenzo Lo Grasso durante le fasi di benedizione, prima del suo varo.
Seguendo una tradizione comune a molti altri centri marinari siciliani,
il costruttore dell'imbarcazione aveva il ruolo di officiante, recitando preghiere e segnando a colpi d'ascia con una croce la poppa della barca.
L'immagine è tratta dall'opera "Le vie del mare",
edita nel 2008 dalla Regione Siciliana 

La seconda invece ritrae la benedizione di una “sardara” costruita nei primi decenni del Novecento da Vincenzo Lo Grasso, ed è tratta dall’opera “Le vie del mare”, edita nel 2008 dalla Regione Siciliana, Assessorato dei Beni Culturali ed Ambientali e della Pubblica Istruzione. 
Vi si legge, tra l’altro che “nel momento di vararsi una barca, il costruttore cominciava a recitare un Paternostro e un’Ave Maria alle anime del purgatorio, poi un Credo a Gesù e rivolgendosi alla barca ripiglia: il mio pensiero è stato quello di farti ben dritta; io ti benedico tutti i colpi d’ascia che ti ho dato; io ti benedico tutti i chiodi che ti ho piantato; io ti benedico, o barca, nel nome dell’Arca Santa e della SS.Trinità, e così dicendo da due colpi d’ascia in croce sulla poppa e la barca si vara”.


Una veduta di Terrasini ai nostri giorni.
Secondo una consuetudine comune a molti altri centri pescherecci siciliani,
il paese ha assistito in passato all'emigrazione di una buona parte della comunità di pescatori verso il Nord America.
I terrasinesi scelsero il golfo di Gloucester, nel Nord Atlantico, passando dalla cattura delle sarde a quella degli astici.
La fotografia è di ReportageSicilia


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