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mercoledì 7 novembre 2012

EOLIE, VOLTI E FATICHE DI CHI RIMASE ISOLANO

Un pescatore delle isole Eolie nell'immediato secondo dopoguerra, quando l'arcipelago messinese  visse un periodo di isolamento aggravato dallo spopolamento provocato dall'emigrazione.
L'immagine - come le altre riproposte in questo post da ReportageSicilia - è tratta dall'opera "Volto delle Eolie" edito nel 1951 da S.F.Flaccovio con testi di Vitaliano Brancati, Fosco Maraini e Massimo Simili

Si racconta che intorno al 1845 un veliero italiano partito dalle isole Eolie sotto il comando del capitano Re attraccò nel porto australiano di Perth, scoprendo una terra dal clima mite e dalla terra ricca di frutti. 
Negli anni a venire, questo episodio avrebbe segnato il destino di migliaia di eoliani, trasformandoli in emigranti verso le lontanissime terre d'Australia, della Nuova Zelanda e poi degli Stati Uniti. La popolazione delle isole passò così dai 22.000 residenti del 1881 ai 15.000 del 1951; Melbourne - dove nel 1925 i fratelli Stefano e Giuseppe Tesoriere e Stefano Di Mattina fondarono la "Società di Mutuo Soccorso Isole Eolie" - diventò la città in cui si ritrovò la maggiore comunità di emigrati eoliani in Australia. 
La fatica di due donne all'interno di una cava di pomice a Lipari.
L'emigrazione degli uomini - soprattutto verso l'Australia - determinò un sovvertimento dei tradizionali ruoli familiari: mogli e sorelle furono investite dei lavori più pesanti, necessari al sostentamento
delle famiglie rimaste nell'arcipelago
Lo spopolamento delle Eolie - le cui vigne avevano cominciato a subìre alla metà del secolo XIX gli attacchi della filossera - si rivelò allora nell'abbandono di centinaia fra terreni agricoli, edifici rurali e barche da pesca; gran parte dei migranti eoliani non avrebbero mai più fatto ritorno a casa e nei decenni successivi molti di quei beni abbandonati - soprattutto le abitazioni - sarebbero finiti in mano a scaltri mediatori d'affari. Così, numerosi "continentali" avrebbero acquistato le vecchie case degli isolani, facendo delle Eolie la loro meta di soggiorno estivo.
Una donna eoliana all'esterno della sua abitazione.
Negli anni dell'emigrazione dalle isole verso l'Australia, terreni, barche da pesca ed edifici vennero lasciati in stato di abbandono.
In molti casi, l'opera di intermediari e mediatori d'affari alimentò un mercato immobiliare irregolare che consegnò le case abbandonate ad acquirenti italiani e stranieri



Una testimonianza di questo passaggio storico nelle vicende delle isole messinesi si può leggere nelle pagine dell'opera "Volto delle Eolie", edita nel 1951 da S.F.Flaccovio di Palermo con testi di Vitaliano Brancati, Fosco Maraini e Massimo Simili.
Il volume - ristampato nel 1993 in occasione della "Settimana Mediterranea del Film Antropologico" di Palermo - contiene numerose fotografie scattate dal gruppo costituitosi  intorno ai fondatori della "Panaria Film" ( Maraini, Cupane, Trimbali, Di Napoli, Costa, Moncada e Greco ).

Lavori domestici di un'anziana donna.
In uno dei capitoli del volume "Il Volto delle Eolie" si legge:
"Il contrasto tra la bellezza dei luoghi e la povertà delle isole non potrebbe essere più assoluto. Ma il carattere degli isolani non ne ha sofferto.
E' gente di una semplicità e di una mitezza infinite, altrettanto parca e laboriosa quanto capace di creare, con costante e severa applicazione, grandi ricchezze o di salire a posti di responsabilità,
come è accaduto per molti di quelli che sono emigrati..."
 

ReportageSicilia ripropone gli scatti che ritraggono visi e figure di alcuni eoliani di allora: anziani dai volti scavati dalle rughe e dal sole, donne impegnate in lavori maschili o personaggi che ricoprivano ruoli di rilevanza sociale in quella società eoliana del secondo dopoguerra pesantemente disgregata dai flussi migratori.

Un evento di aggregazione sociale di carattere religioso a Salina.
L'obiettivo del fotografo ha fissato un momento della processione del simulacro della Madonna del Terzito,  cerimonia che attraeva a Salina gli abitanti delle altre isole Eolie.
Il simulacro veniva quindi trasferito e venerato
nelle altre isole dell'arcipelago
  
Osservando alcuni di quelle figure, si coglie il senso di quella consapevole solitudine che rende dignitosa la fatica di vivere in condizioni di isolamento, anziano fra gli altri anziani o donna fra altre donne i cui mariti e fratelli vivono in luoghi lontanissimi; per gli eoliani rimasti in quel periodo nelle loro isole, neppure il futuro volto turistico dell'arcipelago avrebbe avuto il tempo di cambiare l'orizzonte del loro mondo, immobile fra l'azzurro del cielo ed il blu del mare Tirreno.


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