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venerdì 11 maggio 2012

CARA ACQUA DI SICILIA

Il banchetto di vendita di un 'acquarolo' siciliano,
conservato presso il Museo 'G.Pitrè' di Palermo.
L'immagine è tratta dal numero 65 della rivista 'Sicilia', edita da Flaccovio Palermo
ReportageSicilia ringrazia Paolo Di Salvo per la collaborazione nella scrittura di questo post e per la concessione di materiale tratto dal suo archivio documentario

Il bene acqua rappresenta da sempre una risorsa preziosa per la Sicilia, anche in tempi in cui il problema della sua gestione e del suo risparmio non investiva ancora la coscienza dell’intera comunità internazionale.
Ancora ai nostri giorni, vi sono province isolane in cui la distribuzione non è quotidiana – quelle di Agrigento e di Caltanissetta, dove sono in vigore i turni di erogazione - o paesi in cui – come Vittoria – è stata da pochi mesi avviata l’adozione dei contatori dell’acqua in edifici pubblici e privati.

Un carrobotte per la distribuzione di acqua a Licata, nell'agrigentino.
L'immagine non è datata, ma ancor oggi in molte zone urbane della stessa provincia la distribuzione idrica è regolata secondo turni giornalieri e fasce orarie.
Agrigento detiene poi il primato nella graduatoria siciliana del caro delle tariffe, 11 volte superiori a quelle di Milano.
La fotografia - attribuita a PGS - è tratta dall'opera di Aldo Pecora 'Sicilia', pubblicata nel 1974 da UTET
A leggere le cronache quotidiane della mala amministrazione, poi, la Regione Siciliana non ha certo brillato in molti interventi nel settore delle risorse idriche, soprattutto per evitarne la dispersione o, addirittura, il furto ( episodi che hanno riguardato qualche anno fa il territorio di Gela ).
L’ultimo esempio di cattiva gestione – quello cioè del mancato completamento delle infrastrutture di importanti bacini idrici nell’isola, previsto da un finanziamento strutturale europeo di 610 milioni di euro per il periodo 2000/2006 – è stato oggetto di una recente segnalazione della Corte dei Conti regionale.

Una noria fotografata da Fosco Maraini in Sicilia occidentale tra la fine del secondo dopoguerra e gli inizi degli anni Cinquanta.
 L'immagine è tratta dalla rivista del TCI 'le Vie d'Italia' del febbraio 1953
I vecchi emiri arabi ed i loro tecnici che ebbero in mano la gestione dell’acqua nella Sicilia di mille anni fa, insomma, riuscirono a fare meglio di buona parte della classe dirigente regionale dei nostri tempi. Risale infatti al periodo della dominazione araba la costruzione in Sicilia, sopra e sotto il livello del terreno, di numerose reti di captazione e canalizzazione dell'acqua.

Un gruppo di donne trasporta quartare contenenti acqua nelle campagne agrigentine di Montallegro.
La fotografia è tratta dal volume 'Sicilia' edito dal TCI nel 1932 
Questi canali (qanat) venivano realizzati con pendenze e dimensioni tali da limitare l'erosione del suolo e ridurre l'evaporazione dell’acqua che, una volta incanalata, veniva sollevata in superficie per mezzo di norie a tazze o senie e, successivamente, accumulata in apposite cisterne (gebbie) per essere, infine, distribuita.

Vasche per irrigazione nelle Madonie.
Ritardi di spesa e limiti strutturali rendono le infrastrutture idriche siciliane insufficienti a garantire una razionale distribuzione di acqua. La Corte dei Conti regionale ha recentemente denunciato gravi limiti nell'impiego di fondi europei destinati al potenziamento di dighe e bacini.
Anche questa immagine è accreditata a PGS ed è tratta
dall'opera 'Sicilia' di Pecora
In epoca recente, prima della realizzazione delle reti cittadine di distribuzione idrica, venivano utilizzati per l’approvvigionamento, oltre a contenitori di terracotta (quartari e lanceddi), i carri-botte.

Il chiosco di 'Carminu' a Bagheria, testimonianza ormai scomparsa del rapporto fra siciliani
ed il consumo quotidiano dell'acqua.
L'immagine, messa a disposizione di ReportageSicilia da Paolo di Salvo, porta la firma Studio 7 Battista
Infine, c’erano i chioschi e l’acquaiolo ambulante. Dei primi, rimane ancora qualche traccia in città e paesi della Sicilia, anche se ai loro clienti vengono offerte per lo più bottiglie di birra, bevande gasate o succhi di frutta industriali dai nomi esotici. E’ scomparsa del tutto invece la figura dell’acquaiolo, relegata ormai alla testimonianza di vecchie fotografie od alla memoria dei siciliani più anziani.

Insieme ai chioschi, è ormai scomparsa del tutto nell'isola la figura dell'acquaiolo, in grado di approntare per strada il suo banchetto con l'occorrente per rifocillare il passante assetato.
Una di queste storiche figure è ritratta in questa fotogarfia - attribuita a Brogi - tratta dal libro 'Sicilia!, edito da Remo Sandron nel 1929
Ciò che rimane ai nostri giorni attuale, piuttosto, è il caro-acqua che chiama in causa le tariffe isolane, fra le più alte in Italia. Dati forniti dall’Osservatorio di Cittadinanzattiva indicano infatti che negli ultimi 5 anni, il costo medio è aumentato del 17 per cento.

Lavaggio di panni a Racalmuto, nell'agrigentino, in una immagine realizzata una sessantina di anni fa da Pedone e pubblicata nell'opera 'Sicilia', edita da Sansoni nel 1962.
La gestione delle risorse idriche - in particolare nelle province più interne dell'isola - paga oggi decenni di ritardi strutturali
Proprio Agrigento – capoluogo di provincia dove la distribuzione procede a turni - è la città isolana dove l’acqua ha il prezzo annuo più alto, addirittura 11 volte in rispetto a Milano ( 445 euro ): un esempio – anche nel settore delle risorse idriche - dei mille paradossi siciliani.









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