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mercoledì 25 gennaio 2012

GIORDANO, MEMORIE DEL 'MAXI'











Alfonso Giordano è stato il presidente del primo maxiprocesso a Cosa Nostra, iniziato a Palermo nel febbraio del 1986 e terminato nel dicembre dell’anno successivo: un evento che ha segnato la storia siciliana del secondo dopo guerra, e che in quel periodo provocò anche accese polemiche che misero in discussione la validità giuridica delle accuse mosse a quasi 500 fra boss e gregari delle cosche.
Al di là delle valutazioni tecniche – e senza dimenticare le condanne emesse per gravi e documentati reati - il ‘maxi’ svoltosi nella nuova aula bunker dell’Ucciardone, ha rappresentato per molti palermitani una presa di coscienza sull’impegno di una parte dello Stato nella volontà della lotta alla mafia.

Alfonso Giordano durante una delle udienze del primo 'maxiprocesso' a Cosa Nostra, celebrato a Palermo dal febbraio del 1986 al dicembre del 1997. Venticinque anni dopo quell'esperienza professionale e personale, il presidente di quello storico dibattimento ha pubblicato per l'editore Bonanno le sue memorie del processo

Di quella coscienza, Giordano – palermitano e figlio di un magistrato - è stato e rimane uno dei simboli chiave, al punto che ancor oggi il suo nome è indissolubilmente legato al ricordo stesso del ‘maxi’.
Venticinque anni dopo in cui Alfonso Giordano pronunciò per 19 volte la parola ‘ergastolo’ – leggendo la sentenza di condanna per altri 2665 anni di carcere e di assoluzione per 114 imputati – il presidente del maxiprocesso pubblica un memoriale su quella eccezionale esperienza professionale ed umana.
I suoi ricordi sono stati pubblicati da Bonanno Editore ( http://www.bonannoeditore.com/it/) , in un volume di 340 pagine intitolato ‘Il maxiprocesso venticinque anni dopo’; il lavoro si presenta come una minuziosa ricostruzione di fatti, circostanze e protagonisti del più importante processo a Cosa Nostra.
Lo stesso autore del memoriale spiega di avere atteso così tanti anni prima di raccogliere i suoi ricordi in un libro, in primo luogo, “per una crisi di rigetto nei confronti della materia che mi aveva costretto a uno studio triennale, intervallato da un corredo di ansie, patemi, delusioni, terribili interrogativi, speranze e timori. Solo adesso, con lo scopo di contribuire all’esattezza storica dei fatti e non più oppresso dal riservo professionale, posso interloquire su alcuni episodi importanti di quel processo”.

Un'immagine dell'aula bunker dell'Ucciardione che ospitò il maxiprocesso di Palermo, al termine de quale Giordano pronunciò la sentenza che condannò all'ergastolo 19 imputati e dispose 2665 anni di carcere al resto dei quasi 500 boss e gregari delle cosche a giudizio.
Entrambe le fotografie pubblicate in questo post sono state tratte dal volume 'Giudice popolare al maxiprocesso', edito da Ila Palma nel 1988
La lucidità del racconto di Giordano – che rievoca anche le famose audizioni di Tommaso Buscetta e Salvatore Contorno – riassume il carattere stesso dell’uomo e del magistrato, secondo una descrizione che ne diede anni fa Mario Lombardo, giudice popolare al ‘maxi’: “Di temperamento apparentemente chiuso, - scrisse nel saggio ‘Giudice popolare al maxiprocesso’, edito da Ila Palma Palermo nel 1988 - non disdegna qualche impennata, ma è cordiale quando lo si avvicina. E’ dotato di una resistenza elefantiaca, dimostrata nelle estenuanti udienze tenute fin dall’inizio. I suoi nervi, sottoposti a pressione da due anni, sono rimasti ben saldi. C’è in lui un lato umanitario, che traspare anche quando parla di delinquenti uccisi”.




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